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Non per andare controcorrente, ma perché normalmente il primo numero, sicuramente indicativo e segnale di una tendenza della nuova serie o rivista, non è mai esaustivo, è sempre tantinello autonomo e comunque parziale rispetto a quello che verrà.
Per Orfani, la nuova serie di Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, edita dalla Sergio Bonelli Editore (di cui abbiamo già parlato in anteprima sulla nostra rivista «Scuola di Fumetto»), anche più per altre, trattandosi di una narrazione che ha una forte continuity, almeno per i primi 6 numeri (così abbiamo capito). Dunque un racconto che, pur dando tanti elementi narrativi, è quasi solo un prologo, presentazione dei personaggi e di una situazione.
Perciò ci riserviamo di dire di più all'uscita di un paio di albi più avanti, quando le tracce saranno più facili da seguire.
Per ora prendiamo qualche appunto, annotando gli indizi, da piccoli detective del fumetto.
E prima di tutto, per restare coerenti con certi recenti post...
1) la copertina, che segue le recenti tendenze molto illustrative e di colorazione ricca di velature e toni diversi (al contrario delle nuove copertine di Dylan Dog), ricorda particolarmente elementi cinematografici e di games... la cosa che mi pare interessante, a parte le note capacità di Massimo Carnevale, che in questo primo numero sono un po' trattenute (possiamo farvi vedere le due versioni? direi di sì, la prima l'abbiamo pubblicata su «SdF» #89) è che il colore della grafica del testata cambierà a ogni numero... perché? per aiutarci a riconoscere la nuova uscita o c'è una logica narrativa che non ci viene detta? È una domanda che pongo ai curatori della serie.
In ogni caso sulla variante della copertina #1 preferirei non dire nulla. Se siete curiosi ve l'andate a cercare su «Scuola di Fumetto», sull'uso della prospettiva rispetto a una visione più frontale ecc ecc penso che i lettori possano ragionare da soli. Ragionare fa sempre bene e insegna molto, in questo caso dice sull'arte del disegno e della comunicazione...
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2) Una tendenza di questa produzione, è che mi pare evidente che i due autori (Recchioni e Mammucari), pur lavorando su una serie estremamente nuova, hanno utilizzato formule più classiche rispetto alla loro scrittura e grafica. Sono estremamente moderni, contemporanei, attenti alla produzione internazionale di oggi, ma sembrano poggiare più del solito su formule solide. Forse per sostenere l'azzardo all'interno della Bonelli, o per una questione stilistica più complessa. SI intende bene, in ogni caso, l'attenzione e la ricerca di un pubblico ampio e dunque il porsi in modo molto leggibile da tanti, senza perdere di coerenza. Basta leggersi la sequenza in cui i protagonisti si presentano.
3) Di reminiscenze e citazioni molti hanno già parlato. Parrebbero inscrivibili al punto due. Rinnovare il noto per farsi capire bene. D'altra parte il primo a denunciare le sue citazioni è stato Sclavi con Dylan Dog, serie di cui Recchioni oggi è curatore.
4) Confesso personalmente che non si tratta di un genere di cui io sia lettrice (o pubblico se si parla di cinema). Ma il volume è estremamente leggibile (torniamo al punto 2?). Questo non solo per scorrevolezza e attualizzazione dei dialoghi, ma anche perché in genere si parla di meno, dunque si legge di meno (aboliti i temuti spiegoni), questo è un elemento estremamente positivo. Unico neo, o comunque punto da notare: la lettura si fa più veloce, dura di meno, si consuma più in fretta. Forse il colore dovrebbe trattenere l'occhio e rallentarla. Accade davvero? In ogni caso sappiamo, testi lungi rallentano la lettura, più vignette rallentano la lettura, più dettagli e ricchezza di disegno rallentano la lettura. Di certo non annoia.
5) Sesso. Un po' fuori dai canoni bonelliani, un sesso non descritto, ma esplicitato, più ancora che nei letti carichi di lenzuola di Dylan Dog. Un sesso più duro, che qualcuno ha commentato, Recchioni non potesse fare a meno di inserire. Per me la parte forse meno convincente, ma certo una svolta forte e attualizzante, un taglio diverso di punti di vista.
6) Taglio de telefilm di quelli di oggi, da serie TV anzi. ATTENZIONE SPOILER!!!!!!
La morte di uno dei ragazzi a metà albo. L'eliminazione brusca e per niente romantica di uno dei protagonisti è quanto di più attuale ci potessimo aspettare (pure Pratt in Piccolo Chalet però colpì duro, non spoilero, tranquilli). Questo è un fatto che dimostra le capacità narrative di Recchioni.
Io aggiungo. La morte non la vediamo, la diamo per scontata. Troppe ne ho viste.
Conoscendo il Rrobe penso sia onesta. Morte.
Conoscendo il fumetto (tutto il fumetto), finché non vedo non so. E potrebbe tornare magari nel #7... ipotesi da sceneggiatrice.
7) Un fumetto squisitamente fiction che però ha rapporti con l'attualità più dura: le guerre che utilizzano ragazzini guerrieri, senza armature e senza alieni, carne e armi contro parenti e vicini, di carne e armi anch'essi. Ma il rapporto tra i due mondi si sente.
Alla fine resto in attesa. Mentre signori delle mosche mi ronzano nelle orecchie assieme a storie che, se non ho letto, ho intuito. Perché questo è un fumetto inserito nel nostro immaginario.
Dove ci porterà?
Ne riparleremo.
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