Autori che se ne vanno.
Un'estate che ha visto la scomparsa di John Kubert e Sergio Toppi, due autori che hanno fatto la storia del fumetto, oggi ci fa restare orfani di Enrico Bagnoli, grande disegnatore che se non ha dato i colpi al gong della storia del fumetto e non ne ha cambiato le sorti, ha però collaborato alla sua evoluzione e alla sua crescita in un modo particolare.
Non solo mi piace ricordarlo per il suo stile asciutto e preciso, di facile lettura (e questo solo chi lavora con passione al fumetto sa quanto sia importante), ma con eleganza e attenzione alla realtà e alla sua rappresnetazione, non solo ha seguito e interpretato i grandi maestri, ma ha attraversato la Terra.
Negli anni 50 alcuni autori italiani andarono in Argentina, è risaputo (tra loro c'era Hugo Pratt, laggiù c'era Alberto Breccia), altri lavoravano attraverso l'oceano collaborando con quelli laggiù. Poi la collaborazione si fece più fitta con l'Inghilterra che produceva storie di guerra, quella guerra che l'aveva affamata, pur essendone uscita vincitrice.
Bagnoli era fra questi e per l'UK e l'Argentina lavorò molto, ma più di altri per molti anni il suo lavoro fu principalemtnte vesrso l'estero, e fu pubblicato e in modo regolare e con collaborazione diretta in USA e poi Spagna, Francia e Germania...
Redattore del Corriere dei Piccoli negli anni d'oro che vi videro passare i Grandi Maestri a metà degli anni 80 tornò a lavorare sull'avventura italiana con Martin Mystère.
Ma la grande avevntura del fumetto lui l'ha vissuta e fatta, dimostrando, molti anni prima di internet, che si può trovare un segno che accomuni lettori diversi, un linguaggio universale e che un disegno che vale può comunicare a molti, anche lontani.
Grazie dunque al discreto autore, che ha saputo diffondere la nona arte, con l'ambizione di farlo bene, questo benedetto mestiere.
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