mercoledì 27 novembre 2013

Spiegelman ovvero il desiderio di legittimazione culturale...

Qui Alvaro Pons, il più importante critico di fumetto spagnolo, riporta e traduce un interessante testo uscito il 19 novembre in USA, firmato Jed Perl sul sito della rivista The New Republic.

Art Spiegelman è il più pretenzioso falso-artista del fumetto.


Questo il titolo al pezzo, in cui Jed Perel sostiene una tesi interessante.
Nessuno è più ossessionato dalla propria reputazione all'interno della cultura alta, quanto gli esperti e gli addetti della cultura popolare.
Art Spiegelman, sostiene Perel, sembra un autore che ha raggiunto ogni massimo riconoscimento anche mediatico, dal premio Pulitzer, a un mostra al Museo di Arte Moderna, la retrospettiva al Centro Pompidou a Parigi e a quello Ludwig di Colonia, ma non è contento.
In questo periodo a New York Spiegelman ha una sua grande mostra al Jewish Museum. Robert Storr, curatore del Museo d'Arte Moderna, si augura che un giorno le porte della "Cittadella della Cultura" si apriranno al fumetto.

Si chiede Perel – affascinato dall'ambizione dei fumettisti e dalla loro fame insaziabile di legittimazione istituzionale – perché un linguaggio pop deve aspirare all'approvazione dei musei?
«Spiegel significa specchio in tedesco – dice Art Spiegelman – il mio nome, mescolanza di lingue, diventa un motto: l'Arte specchio dell'uomo». Nemmeno Picasso o Matisse sono stati così pretenziosi – sostiene Perel – Spiegelman ha fatto dell'ambizione di portare il fumetto all'alta cultura il suo modus operandi. E in questo momento storico, in cui gli intellettuali si vergognano di essere inflessibili, Spiegelman realizza il suo scopo. 
La prima parte del testo di presentazione del Jewish Museum dice che Spiegelman ha abbattuto le frontiere che separavano la cultura alta da quella bassa e perché non le avrebbero abbattute Picasso, Braque o Picabia e Duchamp?
La contestazione nasce ora: sostiene Perel, che Art Spiegelman non è capace di tracciare una linea che abbia forza. Il critico di cinema J. Hoberman, nella sua introduziona al catalogo Co-Mix, confessa che Spiegelman non è altro che un disegnatore capace, ma che i suoi disegni mancano della rilassatezza virtuosistica di Crumb o del primitivismo innaturale di Kim Deitch.  Ma che Spiegelman è un disegnatore che trascende il semplice disegno, piuttosto il suo disegnare caricature e fumetti dimostra un elevato grado di coscienza storica, di innovazione formale e di personale coscienza del sé.

Il pezzo di Jed Perl è piuttosto lungo e affronta l'opera Maus, vi consiglio di leggervelo nella versione inglese o nella traduzione spagnola di Pons. 



Piuttosto mi interessa la discussione che può nascere sul tema di cultura popolare che aspira ad essere alta, e di vergogna della cultura alta che cerca di abbattere confini e di utilizzare le icone della cultura popolare.
Nasce un importante discorso sulla critica (d'altronde proprio Alvaro Pons era tra gli ospiti di Critical Comics, il piccolo convegno che è partito quest'anno, a settembre, a nostra cura). Su come essa affronti il fumetto.
Più spesso con uno sguardo storico e sociale, come medium o con taglio semiologico, ma raramente come opera autonoma. 
Di un romanzo (non dico di un quadro) si ha un'altra percezione. Anche il cinema è affrontato da un maggior numero di punti di vista.
Possiamo pure capire molte eccezioni mosse da Perl, ma la confusione ancora tra fumetto come disegno e fumetto come fumetto (arte narrativa sequenziale) ci dice che ancora molto c'è da fare in ambito di comprensione.
Che il fumetto sia arte, ci interessa poco, ma che sappiamo leggerlo nella sua identità è importante.
Boris Battaglia, che collabora da alcuni mesi con la nostra rivista «Scuola di Fumetto» e che era presente anche lui a Critical Comics, sostiene giustamente che il fumetto si guarda, non si legge. Ma – dirò di più – à la Dupont  e Dupond, si legge guardando.


Siamo in partenza per Parigi per il SoBD. Di critica, di fumetto e di mostre vi parleremo in questi giorni tenendovi aggiornati sul blog e sulla pagina FaceBook e Twitter.
Per voi che restate, esiste Internet, per seguire da lontano e anche, visitando il sito, per scoprire offerte  e comprare libri scontati senza muovervi da casa! 

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