mercoledì 11 dicembre 2013

Critici critici o criticati?

La storia:
Un autore ha successo, di pubblico e vendite. Fioccano le polemiche.
Come è ovvio ai tempi di Internet, queste angosce generano altre angosce.
Un articolo in particolare genera un polverone, perché dà voce a due correnti di pensiero: chi che grida "era ora che qualcuno dicesse queste cose" e chi pensa che la critica debba essere in qualche maniera "equilibrata", non pendere esclusivamente da una parte, mai.
Ne ho partecipato anch'io, e preferisco oggi chiarire alcuni punti. Magari potrebbero essere spunto per parlare di fumetto, di critica e di come potremmo farla...
Magari invitando questi critici al prossimo Critical Comics, e allora davvero sarà un incontro stimolante e utile.

Vorrei intanto dire alcune cose a titolo personale:
1) Ben venga chi vuole criticare Zerocalcare. O qualunque autore di fumetto. Chiunque può dire ciò che vuole del fumetto, opere e autori, e qualunque critico può fare critiche negative o positive e portare le sue tesi.
2) Per questa ragione Nicola Villa può chiaramente scrivere ciò che vuole e come vuole. Ci mancherebbe altro. Mi scuso con lui e con tutti se ho dato l'idea che questo atto non fosse gradito. Il fumetto poi può essere anche solo la scusa per dire la propria sulla società o sulle automobili, perché anche questo è critica.
3) Questo non vuol dire anche che chiunque non possa dire qualunque cosa di Villa. O di un critico, così come di un autore. 
Chi scrive ha una sua dignità e il diritto alle sue opinioni. E chiunque può contestare queste opinioni, ma non può negare a nessuno – quali che siano le sue ragioni – il diritto di averle e di esprimerle e delegittimarlo .
4) Non credo al teorema per cui un autore debba obbligatoriamente farsi delle domande e darsi delle risposte sulla sua opera e sulla sua vita. Mi piace pensare che lo faccia nelle sue opere, che siano il suo modo di esprimere le sue idee (molti registi, da Fellini a Moretti – mi pare – l'hanno sempre sostenuto) e, personalmente, quando ho dei dubbi chiedo all'interessato e poi racconto quello che dice. Spesso ha molto da dire, ma non penso che sia un suo dovere ontologico.
5) "Attenti ai troll", evitare di dire o scrivere qualunque cosa che possa essere strumentalizzata da chi è interessato solo a fare polemica sterile è e resta un mio comandamento. 
Questa volta non sono sicura di averlo rispettato, e perciò me ne scuso.
Forse (permettetemi di essere in chiusura un poco ironica, che non mi pare si debba prendere le cose in tragedia) essermi sentita "Mamma-di-Zerocalcare" in alcune sue storie (hm hm, sui computer...) mi avrà fatto difendere il cucciolo, che non ne ha bisogno, ma tant'è... a core de mamma...




La(dy Cocc)ura Scarpa

3 commenti:

  1. Io credo che il successo di Zerocalcare ponga "la critica del fumetto" di fronte a un dilemma di fondo, sia per chi lo vede (scusa il pessimo gioco di parole) in maniera "critica" sia a chi - come me ad esempio - lo vede in maniera positiva.
    Il "dilemma" riguarda il fatto che davvero, in l'Italia, Zerocalcare è il primo caso d'autore il cui successo passa per il web, nel senso che nasce da lì, che si alimenta di quei circuiti di diffusione e che - nelle stesse intenzioni dell'autore, mi sembra - aderisca filosoficamente e linguisticamente agli spazi della rete.

    Insomma, per anni ci siamo chiesti cosa sarebbe diventato il fumetto "nell'epoca della sua producibilità digitale" e quando questo accade di fronte ai nostri occhi la cosa ci prende (ovviamente!) in contropiede. Perché pensavamo che questa frontiera riguardasse la diffusione del mezzo, il supporto, e le sue dinamiche linguistiche (la vignetta, lo scroll, etc.)... Tutte cose giuste s'intende, ma quello su cui non avevamo riflettuto abbastanza è che tutte queste cose si sarebbero intrecciate insieme e avrebbero prodotto qualcosa che è ancora fumetto, nei termini in cui lo conosciamo e amiamo, ma è anche qualcosa di diverso in termini di progettazione, produzione e soprattutto consumo.

    E' questo che,nel bene e nel male, spiazza ma offre anche, penso, una giusta occasione di riflessione, aldilà di elfi e troll che, però, a parte tutto fanno parte del discorso se uno ci pensa bene.

    (non mi dilungo oltre... peraltro sul mio piccolo blog ne avevo parlato in tempi "non sospetti" https://sonostorie.wordpress.com/2012/05/25/chi-e-senza-peccato-scagli-il-primo-fumetto/)

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    1. Grazie Marco, degli spunti. Sì, ci sono cose nuove che stanno cambiando e Zerocalcare, oltre ad ottenere un successo superiore agli altri e piuttosto veloce, anche se da tanti anni fa fumetti in altri canali, raccoglie in sé questi nuovi segnali. Sebbene il suo metofìdo di fare fumetto, tecnicamente parlando, sia quanto di più classico, sia come formato e mezzi che come ispirazione di autori. Ma anche il suo linguaggio risente della presenza del computer, e delle chat, come lui stesso dice nel volumetto-intervista.
      La comunicazione cambia e divermente o più di quanto avessimo pensato.
      Grazie davvero per le tue attente osservazioni. Chissà se qualcuno saprà parlarne.

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  2. Va bene, tutto giusto e comprensibile, anche l’atteggiamento materno di difesa, ci sta tutto. Mi pare solo un po' esagerato parlare di "polverone": la querelle si è svolta in un circolo ristretto di appassionati, mentre il successo sorprendente di Zerocalcare è tale proprio perchè ha avvicinato o ri-avvicinato al fumetto una mole imponente di persone, tra cui molti giovani.
    E questo in ragione del fatto che il linguaggio di Michele appare assolutamente in linea, appunto, con i tempi che viviamo.
    Non mi appassiona molto ciò che di solito appassiona la critica: cercare di risalire al perchè e al percome, trasformare la creatività in un'operazione di causa-effetto, trarre conseguenze lineari da faccende che sono circolari, liquide, entropiche, meltinpottate, ecc.
    Una cosa però l'ho notata: il seguito di aficionados di zero non ha potuto digerire, nello specifico, la critica del critico ai centri sociali. Ribadisco, i fan di Zerocalcare non sono unicamente quelli che condividono con lui convinzioni politico/sociali, storie di vita ed estrazione social-culturale, il fenomeno Zerocalcare è tale perché trasversale. Lo stesso Zero ha precisato di non condividere l’opinione di Villa sui centri sociali, ma non ha poi calcato tanto la mano su questo punto, è ha fatto bene. Ha fatto bene non per opportunismo, intendiamoci, ma perché non è giusto (NON E’ GIUSTO!!!), svilire l’autonomia di un prodotto artistico connotandolo, a posteriori, di valenze e significati che riguardano esclusivamente le convinzioni personali dell’autore, lì dove nel prodotto stesso queste fanno, sì, da sfondo, ma non emergono in maniera preponderante. La creazione artistica, io credo, si svincola dall’autore, percorre la sua strada. E ai fan più sfegatati e “politicizzati” suggerirei di non cavalcare i fumetti di Zerocalcare per una battaglia, che in certi contesti, appare inutile e pretestuosa…

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