Sempre essendo dell'avviso che i consorsi hanno un senso laddove siano onesti e ben condotti, ci pare giusto segnalare questi che guardano un po' fuori dai nostri confini.
Il primo ci ricollega a un fumetto. Un fumetto che è stato utilizzato dagli indignati come maschera, ma soprattutto come bandiera.
V for Vendetta è diventato un marchio indossato anche da donne in Turchia in questi giorni di lotta o da questi questi londinesi sulla gradinata di Saint Paul.
E proprio gli indignati sono al centro di questo consocrso, che si rivolge alla loro generazione:
Il primo concorso è Generazione indignati e fa parte del progetto L'Europa in una nuvoletta che l'Institut Français Italia e il Goethe-Institut Italien hanno ideato per festeggiare il 50esimo anniversario della firma del Trattato dell'Eliseo.
"Generazione indignati" è rivolto a studenti, tirocinanti e laureandi di scuole di fumetto, Accademie di Belle Arti e altri enti di formazione, italiani, tedeschi e francesi, e a giovani disegnatori, illustratori e fumettisti, residenti in Italia, Germania e Francia, che al momento della consegna del lavoro non abbiano più di 40 anni. Attraverso le tecniche del disegno e del fumetto i partecipanti dovranno presentare un reportage a fumetti sulle nuove vie d'impegno della gioventù, dall’attivismo sui social networks alla cultura della protesta fino alla disobbedienza civile, raccontando storie, eventi o situazioni tra spazi fisici e spazi emotivi in una cronaca distaccata e neutrale, al confine tra il diario e l’inchiesta.
QUI il bando. e QUI maggiori informazioni.
Scadenza lontana, avete tempo di indignarvi e prepararvi!
Invece QUI un concorso puramente tedesco, di Hamburg, che scade il 30 agosto.
Leggete bene, potrebbe fare anche per voi! Pubblicazione professionale per il vincitore, che mantiene tutti i diritti sulla sua opera!
Non c'è un tema definito, ma occorre presentare un'opera completa!
mercoledì 19 giugno 2013
concorsi internazionali
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martedì 11 giugno 2013
Dove va la carta (in edicola)? E chi la paga?
Abbiamo parlato, con grande scandalo di voci, dei cambi di guardia di Topolino, non per spettegolare, ma per portare a chiarire.
Abbiamo commentato fra i primi la notizia della chiusura di Linus, che tutti considerano vera e irreversibile nonostante l'editore ne prennunci il passaggio editoriale e il ritorno a luglio.
Le cose ufficiali arrivano tardi o forse meno vere di quelle non ufficiali. Ma aspettiamo. Fiduciosi che i cambiamenti non siano solo in peggio, ma possano portare utili rinnovamenti.
In due blog si sono aperti ragionamenti interessanti su questi fatti. Fumettologicamente (su Linus) e Spari d'Inchiostro (su Topolino).
Qui vogliamo tornare a temi che abbiamo già toccato precedentemente e che con linus e Topolino hanno a che fare un poco, o tanto.
L'edicola, le riviste cartacee e la pubblicità (poi su quelle in digitale ci sarebbero molte altre parole da dire).
Che poi sia Linus che Topolino sono rette più dagli abbonamenti che dall'edicola. e questo era un piccolo inciso.
Una sola nota prima di fornire alcuni dati certi e ufficiali.
Da sempre, in Italia, le riviste a fumetti non hanno attratto gli inserzionisti.
Li attraevano le riviste per ragazzi, ma la televisione ha soppiantato quello spazio con maggior appeal per i giovani acquirenti. Eppure ricordo, nell'anno e mezzo in cui feci l'editing per il Corriere dei Piccoli, che verso Natale la pubblicità aveva coperto metà delle pagine. Dunque, nonostante non si stiano facendo riviste per ragazzi proprio perché non ci sono abbastanza pubblicità, all'epoca (quando poi il Corrierino andò alla chiusura), c'erano ancora molti inserzionisti, eppure la televsione era attivissima.
Le riviste di fumetto hanno avuto poca pubblicità forse perché rivolte a un pubblico selezionato? Il motivo non lo so, ma questo le ha sempre svantaggiate, in confronto, mettiamo, a riviste di moda o di motori, o altre specialistiche di collezionismi ricchi.
Parrebbe che i lettori non siano nemmeno bevitori di CocaCola, insomma, a guardare gli spazi pubblicitari sui magazine letterari e fumettistici...
Fatto si è che se le edicole come spazio di vendita sono in crisi, e le riviste pure...
Ed
ecco dei dati su cui riflettere:
Le pubblicità (soprattutto sui quotidiani) costano, se non rendono, perché in calo le vendite dei giornali e dei prodotti, le pubblicità calano.
Sono sempre un grande segnale.
E aumentano certo su siti e blog di informazione.
In genre i più "poveri" soffrono meno dei primi tagli, poco era già prima il loro guadagno sulle inserzioni. Ma successivamente la loro debolezza li rende ancora più fragili.
Un ultimo appunto. Sergio Bonelli Editore (e i bonellidi a strascico, mi pare) ha solo promosso i suoi albi in uscita, non ha mai voluto pubblicità sulle sue pagine, di nessun tipo.
E sta uscendo con nuove testate.
Resta da riflettere
Sull'edicola e altre cose alla prossima puntata.
Abbiamo commentato fra i primi la notizia della chiusura di Linus, che tutti considerano vera e irreversibile nonostante l'editore ne prennunci il passaggio editoriale e il ritorno a luglio.
Le cose ufficiali arrivano tardi o forse meno vere di quelle non ufficiali. Ma aspettiamo. Fiduciosi che i cambiamenti non siano solo in peggio, ma possano portare utili rinnovamenti.
In due blog si sono aperti ragionamenti interessanti su questi fatti. Fumettologicamente (su Linus) e Spari d'Inchiostro (su Topolino).
Qui vogliamo tornare a temi che abbiamo già toccato precedentemente e che con linus e Topolino hanno a che fare un poco, o tanto.
L'edicola, le riviste cartacee e la pubblicità (poi su quelle in digitale ci sarebbero molte altre parole da dire).
Che poi sia Linus che Topolino sono rette più dagli abbonamenti che dall'edicola. e questo era un piccolo inciso.
Una sola nota prima di fornire alcuni dati certi e ufficiali.
Da sempre, in Italia, le riviste a fumetti non hanno attratto gli inserzionisti.
Li attraevano le riviste per ragazzi, ma la televisione ha soppiantato quello spazio con maggior appeal per i giovani acquirenti. Eppure ricordo, nell'anno e mezzo in cui feci l'editing per il Corriere dei Piccoli, che verso Natale la pubblicità aveva coperto metà delle pagine. Dunque, nonostante non si stiano facendo riviste per ragazzi proprio perché non ci sono abbastanza pubblicità, all'epoca (quando poi il Corrierino andò alla chiusura), c'erano ancora molti inserzionisti, eppure la televsione era attivissima.
Le riviste di fumetto hanno avuto poca pubblicità forse perché rivolte a un pubblico selezionato? Il motivo non lo so, ma questo le ha sempre svantaggiate, in confronto, mettiamo, a riviste di moda o di motori, o altre specialistiche di collezionismi ricchi.
Parrebbe che i lettori non siano nemmeno bevitori di CocaCola, insomma, a guardare gli spazi pubblicitari sui magazine letterari e fumettistici...
Fatto si è che se le edicole come spazio di vendita sono in crisi, e le riviste pure...
Ed
ecco dei dati su cui riflettere:
Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale registra un calo del -25,1%.
In particolare i quotidiani a pagamento nel loro complesso registrano -24,4% a fatturato e -13,2% a spazio. L’andamento è confermato dai dati relativi alle singole tipologie.
In particolare i quotidiani a pagamento nel loro complesso registrano -24,4% a fatturato e -13,2% a spazio. L’andamento è confermato dai dati relativi alle singole tipologie.
La tipologia Commerciale nazionale ha evidenziato -31,9% a fatturato e -22,2% a spazio. La tipologia Di Servizio ha segnato -11,8% a fatturato e -3,4% a spazio. La tipologia Rubricata ha segnato un calo a fatturato -16,1% e a spazio -11,8%. La pubblicità Commerciale locale ha ottenuto -21,2% a fatturato e -11,4% a spazio.
I quotidiani Free Press nel totale hanno segnato -37,2% a fatturato e -33,7% a spazio. Qui di seguito trovate i dati relativi alle singole tipologie della stampa quotidiana Free Press. La Commerciale Nazionale registra a fatturato -43,0% e a spazio -42,0%. La tipologia Di Servizio registra un andamento positivo sia a fatturato +47,5% che a spazio +121,5%.
La Commerciale Locale segna un calo sia a fatturato -35,1% che a spazio -32,4%.
I periodici segnano un calo a fatturato -25,9% e a spazio -21,3%.
I Settimanali registrano un andamento negativo sia a fatturato -27,0% che a spazio -17,9%.
I Mensili hanno percentuali negative sia a fatturato -25,3% che a spazio -25,4%.
Le Altre Periodicità registrano un calo a fatturato -17,9% e a spazio -18,8%.
I quotidiani Free Press nel totale hanno segnato -37,2% a fatturato e -33,7% a spazio. Qui di seguito trovate i dati relativi alle singole tipologie della stampa quotidiana Free Press. La Commerciale Nazionale registra a fatturato -43,0% e a spazio -42,0%. La tipologia Di Servizio registra un andamento positivo sia a fatturato +47,5% che a spazio +121,5%.
La Commerciale Locale segna un calo sia a fatturato -35,1% che a spazio -32,4%.
I periodici segnano un calo a fatturato -25,9% e a spazio -21,3%.
I Settimanali registrano un andamento negativo sia a fatturato -27,0% che a spazio -17,9%.
I Mensili hanno percentuali negative sia a fatturato -25,3% che a spazio -25,4%.
Le Altre Periodicità registrano un calo a fatturato -17,9% e a spazio -18,8%.
Le pubblicità (soprattutto sui quotidiani) costano, se non rendono, perché in calo le vendite dei giornali e dei prodotti, le pubblicità calano.
Sono sempre un grande segnale.
E aumentano certo su siti e blog di informazione.
In genre i più "poveri" soffrono meno dei primi tagli, poco era già prima il loro guadagno sulle inserzioni. Ma successivamente la loro debolezza li rende ancora più fragili.
Un ultimo appunto. Sergio Bonelli Editore (e i bonellidi a strascico, mi pare) ha solo promosso i suoi albi in uscita, non ha mai voluto pubblicità sulle sue pagine, di nessun tipo.
E sta uscendo con nuove testate.
Resta da riflettere
Sull'edicola e altre cose alla prossima puntata.
lunedì 3 giugno 2013
LADRI
Ecco, qui la notizia di ladri di cavalli... no, ladri di fumetti, che hanno rubato in Belgio e per vari milioni di euro, 400 tavole, copertine e albi da collezione (soprattutto numeri uno), in particolare di Willy Vandersteen.
Potrebbero sembrare come i ladri di cavalli, ma no. I cavalli erano un bene necessario nel West, e prezioso per questo. Il fumetto è furto d'arte e lede anche il diritto d'autore.
Il furto di fumetti ha spesso leso la fiducia di chi li possedeva, prima di tutto.
Nel magazzino del precedente editore di SdF furono asportate buste e buste di originali e collezioni, poi parzialmente ritrovati, ma in piccola parte e già rivenduti a semplici acquirenti e a collezionisti e mercanti.
Dall'Argentina sono stati sottratti agli eredi molti originali di Alberto Breccia.
Il collezionista ucciderebbe per un originale, o comunque davanti all'affare non guarda per il sottile.
Soddisfazioni?
In fondo se c'è un mercato di originali c'è qualche speranza (economica) per il comics...
È noto che un pittore diventa importante non solo quando gli pagano a caro prezzo la sua prima opera venduta, ma quando dei ladri organizzano un furto delle sue opere.
Dunque furti e mercato sono strettamente collegati.
Leggetela come volete questa frase.
Ma i i "ladri" sono anche di specie più nascoste: Vittorio Giardino manda dediche a qualche fan? In un paesino della Francia c'è chi è specializzato a chiedere e a rivendere.
ZeroCalcare deve ripetere a ogni occasione di dediche (e sono tante, sentitevi tutti in colpa quando avrà il gomito del tennista), che è inutile chiedergli le dediche senza il nome dell'acquirente, magari con la scusa che quella scritta rovina il disegno. È per venderla su ebay. Dice Zero: «ne ho fatte così tante che non hanno più valore, non affannatevi...».
Vero, siamo noi a dare il valore agli oggetti, noi con la diffusione e moltiplicazione del prodotto.
Se dessimo meno valore ci sarebbero meno ladri?
Chissà... intanto torna sempre a riproporsi il diritto d'autore e la libera commercializzazione e il libero uso di un'opera... furto?
Insomma i ladri sono tanti, forse non tutti colpevoli e certamente in un un mondo in cui non si sentono soli.
Potrebbero sembrare come i ladri di cavalli, ma no. I cavalli erano un bene necessario nel West, e prezioso per questo. Il fumetto è furto d'arte e lede anche il diritto d'autore.
Il furto di fumetti ha spesso leso la fiducia di chi li possedeva, prima di tutto.
Nel magazzino del precedente editore di SdF furono asportate buste e buste di originali e collezioni, poi parzialmente ritrovati, ma in piccola parte e già rivenduti a semplici acquirenti e a collezionisti e mercanti.
Dall'Argentina sono stati sottratti agli eredi molti originali di Alberto Breccia.
Il collezionista ucciderebbe per un originale, o comunque davanti all'affare non guarda per il sottile.
Soddisfazioni?
In fondo se c'è un mercato di originali c'è qualche speranza (economica) per il comics...
È noto che un pittore diventa importante non solo quando gli pagano a caro prezzo la sua prima opera venduta, ma quando dei ladri organizzano un furto delle sue opere.
Diabolik © Astorina |
Leggetela come volete questa frase.
Ma i i "ladri" sono anche di specie più nascoste: Vittorio Giardino manda dediche a qualche fan? In un paesino della Francia c'è chi è specializzato a chiedere e a rivendere.
ZeroCalcare deve ripetere a ogni occasione di dediche (e sono tante, sentitevi tutti in colpa quando avrà il gomito del tennista), che è inutile chiedergli le dediche senza il nome dell'acquirente, magari con la scusa che quella scritta rovina il disegno. È per venderla su ebay. Dice Zero: «ne ho fatte così tante che non hanno più valore, non affannatevi...».
Vero, siamo noi a dare il valore agli oggetti, noi con la diffusione e moltiplicazione del prodotto.
Se dessimo meno valore ci sarebbero meno ladri?
Chissà... intanto torna sempre a riproporsi il diritto d'autore e la libera commercializzazione e il libero uso di un'opera... furto?
Insomma i ladri sono tanti, forse non tutti colpevoli e certamente in un un mondo in cui non si sentono soli.
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