Quest'anno non siamo andati di persona, troppe cose da fare qua, e poche, al momento, da rendere utile un viaggio impegnativo. Mentre ci organizziamo per il 2015, preparando volumi e iniziative interessanti anche fuori dai nostri confini, vogliamo però essere aggiornati e seguire dal vivo quello che accade nella cittadina ormai patria del fumetto europeo.
In attesa di tradurvi un documento di critica e che può aprire discussioni su dove stia andando Angoulême bédé, e rimandandovi QUI all'articolo di Matteo Stefanelli, pubblicato un anno fa su «Scuola di Fumetto», dopo la manifestazione 2013, ecco che ci affidiamo al nostro inviato oltralpe, l'illustratore Andrea Musso, che parte raccontandoci la mostra più importante e attesa della manifestazione (e non dimentichiamo che siamo nel 2014, a 100 anni dallo scoppio, in Francia, della Prima Guerra Mondiale).
Quando a fine giornata arrivi alla mostra di Tardi pensi di aver visto molto durante un giorno intero ad Angoulême, fra autori al lavoro, novità asiatiche e giovani alternativi. Poi la semplicità della prima guerra mondiale ti copisce in faccia fin dall'ingresso con una gigantografia in bianco e nero di un panorama di un campo di battaglia, ti pare di vedere la forza di un racconto e di un segno fusi insieme.
Questa sorta di "Guccini del fumetto", che dal video si racconta con semplicità, puoi godertelo con gli originali in bianco e nero affiancati insieme alla versione colorata a mano, sempre due a due, con ordine pulito che nulla ha a che fare con bombe e trincee.
L'allestimento, che richiama esso stesso una trincea dove cammini fin da subito, lo trovi geniale e intelligente, poi inquietante con le sue luci soffuse.
Ti perdi nei panorami in 16:9 cinematografici che, senza effetti speciali, ti scavano dentro con i loro dettagli così perfetti e mai artefatti. Senti puzza, merda e sangue, paura e fumo. Passi dalla bellezza sublime dei riflessi nelle pozzanghere, con le auto d'epoca, a soldati senza faccia, corpi che esplodono, persone ritrovate a metà in pose innaturali.
Dopo tanti film sulla guerra questo è l'unico lavoro che possa trasmettere una vera sensazione di quello che la guerra può essere stata, una visione cruda e fredda sia che riprenda ugualmente cannoni di metallo, perfettamente disegnati, oppure l'espressione di un volto di persone allo stremo. Un equilibrio impossibile fra arte e macelleria che tocca momenti davvero unici. La quantità del materiale è tale da lasciare lo spettatore offuscato e convinto che nulla, in realtà, si è ripetuto o era di troppo.
La dolce sensazione che null'altro quel giorno valeva questa visita, la dura sensazione che mai si potrà lavorare ancora a questo livello.
Almeno non io…
Merda, non la dovevo vedere questa mostra.
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