Invece il Dottor Oss è una cosa seria e la borsa non ve la potete rubare. Ve la regaliamo noi.
Tutti quelli che compreranno il Dottor Oss in fiera riceveranno anche la borsa ed. limitata in tela di cotone con la stampa di un'illustrazione di Grazia Nidasio, fino ad esaurimento.
martedì 29 ottobre 2013
BORSAIOLI a LUCCA
Venite a RUBARE le borse di Zerocalcare e del Dottor Oss al nostro stand a Lucca!
La borsa dell'ultimo libro della collana Lezioni di Fumetto dedicata a Zerocalcare, quella nera in tela di cotone con la copertina stampata in due colori, la potete rubare prendendo insieme
altrimenti...
Ovviamente, cari borsaioli, sia la borsa che gli adesivi saranno disponibili fino ad esaurimento. E la borsa è esclusiva solo per Lucca Comics and Games.
Non vi ricordate dove siamo? Ma che borsaioli siete...
La borsa dell'ultimo libro della collana Lezioni di Fumetto dedicata a Zerocalcare, quella nera in tela di cotone con la copertina stampata in due colori, la potete rubare prendendo insieme
- Lezioni di Fumetto, Zerocalcare
- Lezioni di Fumetto, un qualunque altro volume a scelta tra quelli disponibili
altrimenti...
- Lezioni di Fumetto, Zerocalcare
- un numero di «Scuola di fumetto» a scelta tra quelli disponibili
Ovviamente, cari borsaioli, sia la borsa che gli adesivi saranno disponibili fino ad esaurimento. E la borsa è esclusiva solo per Lucca Comics and Games.
Non vi ricordate dove siamo? Ma che borsaioli siete...
mercoledì 23 ottobre 2013
A LUCCA A LUCCA!
Tra una settimana a quest'ora saremo alle prese con il nostro stand a Lucca Comics and Games
L'hanno scorso eravamo al padiglione Giglio, qualcuno se lo ricorderà.
Collana Lezioni di Fumetto:
L'hanno scorso eravamo al padiglione Giglio, qualcuno se lo ricorderà.
QUEST'ANNO SIAMO AL PADIGLIONE NAPOLEONE – STAND E219!
Facile e comodo, a una dei due ingressi dal lato del Palazzo Ducale
Ci trovate qua!
Quest'anno presenteremo 3 grandi titoli e il nuovo numero di «Scuola di Fumetto», il fantastico 90 con un inedito di Alberto Breccia.
In anteprima a Lucca Comics 2013:
Collana Lezioni di Fumetto:
ZEROCALCARE
intervista inedita sul mestiere e la passione del fumetto, al più grande fenomeno dell'ultimo anno.
A cura di Laura Scarpa.
Il volume contiene schizzi e fumetti completi inediti e rari
Collana Lezioni di Fumetto:
GIPI
La ristampa aggiornata ed ampliata del volume ormai da tempo esaurito
con l'intervista a Gianni Gipi Pacinotti, l'artista del fumetto italiano.
A cura di Alberto Casiraghi
e infine...
IL DOTTOR OSS
Di Mino Milani e Grazia Nidasio
La riedizione completa, delle storie apparse sul «Corriere dei Piccoli» dal 1964 al 1967, in cui i due grandi Maestri del fumetto e della narrativa per ragazzi, reinterpretarono e crearono un'opera moderna e originale dal Dottor Oss, di Jules Verne.
Un libro strenna, in un'edizione raffinata, con le tavole riprodotte dai disegni originali, cartonato, titolo in oro e grande formato su carta uso-mano, per riscoprire il divertimento, l'ironia e l'avventura, di due autori che guardando alla fantascienza dell'800 anticipavano lo steampunk.
Prefazioni di Pier Luigi Gaspa, Alfredo Castelli e Mino Milani
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martedì 22 ottobre 2013
LUCCA! e un piccolo concorso!
Lucca Comics and Games è alle porte!
9 giorni separano quest'ora in cui scrivo a quella in cui i primi visitatori si avvicineranno alle porte dei tendoni situati nelle piazze.
Questo ritorno al cuore della città, negli ultimi anni, ha ridato nuova linfa e piacere a una manifestazione che resta in testa per importanza in Italia. Mostra mercato, mostra incontro, mostra di mostre. Contemporaneamente anche il Museo del Fumetto sfoggia mostre importanti. Di che cosa fare a Lucca Comics quest'anno ve ne parleremo nei prossimi giorni.
Di cosa fare con noi cominciamo oggi.
Questa è una fiera che ci rende particolarmente orgogliosi, per i libri e per ciò che porteremo.Ve lo diremo in settimana, seguiteci.
E poi a Lucca, venirci a trovare sarà fin troppo facile: siamo qui, nel cuore della mostra e accanto a una porta d'ingresso, non ci potete mancare!
Cominciamo da un indovinello o meglio un CONCORSO:
Quale disegnatore ha fatto, in tempi non sospetti, questo disegno (per l'esattezza uno storyboard più o meno pubblicitario di un'animazione non dell'autore)?
Guardate bene e rispondete:
Il primo che risponde esatto riceverà il libro che riguarda ovviamente l'autore in questione, firmato dallo stesso!
Forza...non è poi difficile se ci seguite :)
9 giorni separano quest'ora in cui scrivo a quella in cui i primi visitatori si avvicineranno alle porte dei tendoni situati nelle piazze.
Questo ritorno al cuore della città, negli ultimi anni, ha ridato nuova linfa e piacere a una manifestazione che resta in testa per importanza in Italia. Mostra mercato, mostra incontro, mostra di mostre. Contemporaneamente anche il Museo del Fumetto sfoggia mostre importanti. Di che cosa fare a Lucca Comics quest'anno ve ne parleremo nei prossimi giorni.
Di cosa fare con noi cominciamo oggi.
Questa è una fiera che ci rende particolarmente orgogliosi, per i libri e per ciò che porteremo.Ve lo diremo in settimana, seguiteci.
E poi a Lucca, venirci a trovare sarà fin troppo facile: siamo qui, nel cuore della mostra e accanto a una porta d'ingresso, non ci potete mancare!
Cominciamo da un indovinello o meglio un CONCORSO:
Quale disegnatore ha fatto, in tempi non sospetti, questo disegno (per l'esattezza uno storyboard più o meno pubblicitario di un'animazione non dell'autore)?
Guardate bene e rispondete:
Il primo che risponde esatto riceverà il libro che riguarda ovviamente l'autore in questione, firmato dallo stesso!
Forza...non è poi difficile se ci seguite :)
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lunedì 21 ottobre 2013
Ancora copertine e altro: Orfani... di fumetti.
Si parla così tanto in rete del primo numero di Orfani, che volevamo astenercene.
Non per andare controcorrente, ma perché normalmente il primo numero, sicuramente indicativo e segnale di una tendenza della nuova serie o rivista, non è mai esaustivo, è sempre tantinello autonomo e comunque parziale rispetto a quello che verrà.
Per Orfani, la nuova serie di Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, edita dalla Sergio Bonelli Editore (di cui abbiamo già parlato in anteprima sulla nostra rivista «Scuola di Fumetto»), anche più per altre, trattandosi di una narrazione che ha una forte continuity, almeno per i primi 6 numeri (così abbiamo capito). Dunque un racconto che, pur dando tanti elementi narrativi, è quasi solo un prologo, presentazione dei personaggi e di una situazione.
Perciò ci riserviamo di dire di più all'uscita di un paio di albi più avanti, quando le tracce saranno più facili da seguire.
Per ora prendiamo qualche appunto, annotando gli indizi, da piccoli detective del fumetto.
E prima di tutto, per restare coerenti con certi recenti post...
1) la copertina, che segue le recenti tendenze molto illustrative e di colorazione ricca di velature e toni diversi (al contrario delle nuove copertine di Dylan Dog), ricorda particolarmente elementi cinematografici e di games... la cosa che mi pare interessante, a parte le note capacità di Massimo Carnevale, che in questo primo numero sono un po' trattenute (possiamo farvi vedere le due versioni? direi di sì, la prima l'abbiamo pubblicata su «SdF» #89) è che il colore della grafica del testata cambierà a ogni numero... perché? per aiutarci a riconoscere la nuova uscita o c'è una logica narrativa che non ci viene detta? È una domanda che pongo ai curatori della serie.
In ogni caso sulla variante della copertina #1 preferirei non dire nulla. Se siete curiosi ve l'andate a cercare su «Scuola di Fumetto», sull'uso della prospettiva rispetto a una visione più frontale ecc ecc penso che i lettori possano ragionare da soli. Ragionare fa sempre bene e insegna molto, in questo caso dice sull'arte del disegno e della comunicazione...
2) Una tendenza di questa produzione, è che mi pare evidente che i due autori (Recchioni e Mammucari), pur lavorando su una serie estremamente nuova, hanno utilizzato formule più classiche rispetto alla loro scrittura e grafica. Sono estremamente moderni, contemporanei, attenti alla produzione internazionale di oggi, ma sembrano poggiare più del solito su formule solide. Forse per sostenere l'azzardo all'interno della Bonelli, o per una questione stilistica più complessa. SI intende bene, in ogni caso, l'attenzione e la ricerca di un pubblico ampio e dunque il porsi in modo molto leggibile da tanti, senza perdere di coerenza. Basta leggersi la sequenza in cui i protagonisti si presentano.
3) Di reminiscenze e citazioni molti hanno già parlato. Parrebbero inscrivibili al punto due. Rinnovare il noto per farsi capire bene. D'altra parte il primo a denunciare le sue citazioni è stato Sclavi con Dylan Dog, serie di cui Recchioni oggi è curatore.
4) Confesso personalmente che non si tratta di un genere di cui io sia lettrice (o pubblico se si parla di cinema). Ma il volume è estremamente leggibile (torniamo al punto 2?). Questo non solo per scorrevolezza e attualizzazione dei dialoghi, ma anche perché in genere si parla di meno, dunque si legge di meno (aboliti i temuti spiegoni), questo è un elemento estremamente positivo. Unico neo, o comunque punto da notare: la lettura si fa più veloce, dura di meno, si consuma più in fretta. Forse il colore dovrebbe trattenere l'occhio e rallentarla. Accade davvero? In ogni caso sappiamo, testi lungi rallentano la lettura, più vignette rallentano la lettura, più dettagli e ricchezza di disegno rallentano la lettura. Di certo non annoia.
5) Sesso. Un po' fuori dai canoni bonelliani, un sesso non descritto, ma esplicitato, più ancora che nei letti carichi di lenzuola di Dylan Dog. Un sesso più duro, che qualcuno ha commentato, Recchioni non potesse fare a meno di inserire. Per me la parte forse meno convincente, ma certo una svolta forte e attualizzante, un taglio diverso di punti di vista.
6) Taglio de telefilm di quelli di oggi, da serie TV anzi. ATTENZIONE SPOILER!!!!!!
La morte di uno dei ragazzi a metà albo. L'eliminazione brusca e per niente romantica di uno dei protagonisti è quanto di più attuale ci potessimo aspettare (pure Pratt in Piccolo Chalet però colpì duro, non spoilero, tranquilli). Questo è un fatto che dimostra le capacità narrative di Recchioni.
Io aggiungo. La morte non la vediamo, la diamo per scontata. Troppe ne ho viste.
Conoscendo il Rrobe penso sia onesta. Morte.
Conoscendo il fumetto (tutto il fumetto), finché non vedo non so. E potrebbe tornare magari nel #7... ipotesi da sceneggiatrice.
7) Un fumetto squisitamente fiction che però ha rapporti con l'attualità più dura: le guerre che utilizzano ragazzini guerrieri, senza armature e senza alieni, carne e armi contro parenti e vicini, di carne e armi anch'essi. Ma il rapporto tra i due mondi si sente.
Alla fine resto in attesa. Mentre signori delle mosche mi ronzano nelle orecchie assieme a storie che, se non ho letto, ho intuito. Perché questo è un fumetto inserito nel nostro immaginario.
Dove ci porterà?
Ne riparleremo.
© SBE |
Non per andare controcorrente, ma perché normalmente il primo numero, sicuramente indicativo e segnale di una tendenza della nuova serie o rivista, non è mai esaustivo, è sempre tantinello autonomo e comunque parziale rispetto a quello che verrà.
Per Orfani, la nuova serie di Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, edita dalla Sergio Bonelli Editore (di cui abbiamo già parlato in anteprima sulla nostra rivista «Scuola di Fumetto»), anche più per altre, trattandosi di una narrazione che ha una forte continuity, almeno per i primi 6 numeri (così abbiamo capito). Dunque un racconto che, pur dando tanti elementi narrativi, è quasi solo un prologo, presentazione dei personaggi e di una situazione.
Perciò ci riserviamo di dire di più all'uscita di un paio di albi più avanti, quando le tracce saranno più facili da seguire.
Per ora prendiamo qualche appunto, annotando gli indizi, da piccoli detective del fumetto.
E prima di tutto, per restare coerenti con certi recenti post...
1) la copertina, che segue le recenti tendenze molto illustrative e di colorazione ricca di velature e toni diversi (al contrario delle nuove copertine di Dylan Dog), ricorda particolarmente elementi cinematografici e di games... la cosa che mi pare interessante, a parte le note capacità di Massimo Carnevale, che in questo primo numero sono un po' trattenute (possiamo farvi vedere le due versioni? direi di sì, la prima l'abbiamo pubblicata su «SdF» #89) è che il colore della grafica del testata cambierà a ogni numero... perché? per aiutarci a riconoscere la nuova uscita o c'è una logica narrativa che non ci viene detta? È una domanda che pongo ai curatori della serie.
In ogni caso sulla variante della copertina #1 preferirei non dire nulla. Se siete curiosi ve l'andate a cercare su «Scuola di Fumetto», sull'uso della prospettiva rispetto a una visione più frontale ecc ecc penso che i lettori possano ragionare da soli. Ragionare fa sempre bene e insegna molto, in questo caso dice sull'arte del disegno e della comunicazione...
© SBE |
2) Una tendenza di questa produzione, è che mi pare evidente che i due autori (Recchioni e Mammucari), pur lavorando su una serie estremamente nuova, hanno utilizzato formule più classiche rispetto alla loro scrittura e grafica. Sono estremamente moderni, contemporanei, attenti alla produzione internazionale di oggi, ma sembrano poggiare più del solito su formule solide. Forse per sostenere l'azzardo all'interno della Bonelli, o per una questione stilistica più complessa. SI intende bene, in ogni caso, l'attenzione e la ricerca di un pubblico ampio e dunque il porsi in modo molto leggibile da tanti, senza perdere di coerenza. Basta leggersi la sequenza in cui i protagonisti si presentano.
3) Di reminiscenze e citazioni molti hanno già parlato. Parrebbero inscrivibili al punto due. Rinnovare il noto per farsi capire bene. D'altra parte il primo a denunciare le sue citazioni è stato Sclavi con Dylan Dog, serie di cui Recchioni oggi è curatore.
4) Confesso personalmente che non si tratta di un genere di cui io sia lettrice (o pubblico se si parla di cinema). Ma il volume è estremamente leggibile (torniamo al punto 2?). Questo non solo per scorrevolezza e attualizzazione dei dialoghi, ma anche perché in genere si parla di meno, dunque si legge di meno (aboliti i temuti spiegoni), questo è un elemento estremamente positivo. Unico neo, o comunque punto da notare: la lettura si fa più veloce, dura di meno, si consuma più in fretta. Forse il colore dovrebbe trattenere l'occhio e rallentarla. Accade davvero? In ogni caso sappiamo, testi lungi rallentano la lettura, più vignette rallentano la lettura, più dettagli e ricchezza di disegno rallentano la lettura. Di certo non annoia.
5) Sesso. Un po' fuori dai canoni bonelliani, un sesso non descritto, ma esplicitato, più ancora che nei letti carichi di lenzuola di Dylan Dog. Un sesso più duro, che qualcuno ha commentato, Recchioni non potesse fare a meno di inserire. Per me la parte forse meno convincente, ma certo una svolta forte e attualizzante, un taglio diverso di punti di vista.
6) Taglio de telefilm di quelli di oggi, da serie TV anzi. ATTENZIONE SPOILER!!!!!!
La morte di uno dei ragazzi a metà albo. L'eliminazione brusca e per niente romantica di uno dei protagonisti è quanto di più attuale ci potessimo aspettare (pure Pratt in Piccolo Chalet però colpì duro, non spoilero, tranquilli). Questo è un fatto che dimostra le capacità narrative di Recchioni.
Io aggiungo. La morte non la vediamo, la diamo per scontata. Troppe ne ho viste.
Conoscendo il Rrobe penso sia onesta. Morte.
Conoscendo il fumetto (tutto il fumetto), finché non vedo non so. E potrebbe tornare magari nel #7... ipotesi da sceneggiatrice.
7) Un fumetto squisitamente fiction che però ha rapporti con l'attualità più dura: le guerre che utilizzano ragazzini guerrieri, senza armature e senza alieni, carne e armi contro parenti e vicini, di carne e armi anch'essi. Ma il rapporto tra i due mondi si sente.
Alla fine resto in attesa. Mentre signori delle mosche mi ronzano nelle orecchie assieme a storie che, se non ho letto, ho intuito. Perché questo è un fumetto inserito nel nostro immaginario.
Dove ci porterà?
Ne riparleremo.
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mercoledì 16 ottobre 2013
Di Isole Trovate
Questo editoriale potrebbe avere qualche refuso, perdonate – scrivo su «Scuola di Fumetto» n.90, in questo istante.
Lo sto scrivendo mentre il giornale è già in stampa. Fermate le macchine!
Luigi Bernardi, l’editore avventuroso dell’Isola Trovata, di Granata Press, di «Orient Express», di «Nova Express», che ha tanto dato al fumetto in Italia, portando anche il manga, dando spazio editoriale ai Kappa Boys, poi divenuti editori, è morto 3 ore fa.
Sono stata sua amica, e ci siamo parlati su skype poco prima della sua ultima operazione. Fu lui a pubblicarmi il primo interamente mio, come autrice, fu lui a scoprire Vanna Vinci e pubblicare Lea Martelli di Cinzia Ghigliano, era molto attento al mondo femminile del fumetto, a nuovi segni, a nuove storie. Non solo femminili. Tram Tram Rock di Mattotti e Tettamanti, il Breccia che disegnava Lovercraft, portò nel mondo del fumetto d’autore la scuola romana dei Saudelli , dei Rotundo, dei Ferrandino, pubblicò Baldazzini e Brolli... devo fermarmi, dovrei passare agli stranieri, ai manga, a Hewlett e Gibbons, ma non potrei fermarmi là.
L’editoria del fumetto non gli fu grata, erano anni difficili. Voi di oggi non lo crederete, ma gli anni 90 non davano spazio al fumetto.
Luigi lo abbandonò. Da lettore leggeva sempre i suoi amati francesi, Tardi in testa, ma passò alla scrittura, tranne per il bellissimo Fantomax, disegnato da Onofrio Catacchio, una visione cupa, che coinvolge il nostro mondo attuale e il fumetto, con un omaggio a Zanardi, e La carriera criminale di Clelia C., disegni di Grazia Loboccaro.
Editor, curatore di collane, traduttore del noir, docente in laboratori di scrittura, giornalista, saggista, scrittore.
I suoi romanzi spaziano dal nero, ancora più nero, a un futuro vicino, non molto più chiaro.
Da lettrici, gli siamo grate per le sue figure di donne forti, alla pari, senza buonismi.
Ho illustrato, sulle pagine di «Blue», anche i suoi racconti d’infanzia, poi pubblicate in libro, le sue memorie in un’Italia anni 50 alle periferie di Bologna e poi lo strappo verso al grande città.
Luigi amava raccontare, e diceva che il fumetto lo aveva stancato, ma non credo fosse poi così vero, forse ne era stato deluso, perché lo amava troppo.
Facebook gli ha dato, in questo ultimo anno, la possibilità, anche senza viaggiare, di restare a contatto, e sempre più vivo, con i suoi lettori. Che sono tanti.
Ma per me resterà sempre Luigi Bernardi, l’uomo che ha scritto i più begli editoriali della storia delle riviste a fumetti, capace anche di litigare – litigò pesantemente con Milo Manara – capace però di dire cose che gli altri non dicevano, anche di politica. Capace di amare così tanto il fumetto da restarne anche deluso, forse amante tradito e geloso.
Il suo ultimo romanzo è Maddalena e le apocalissi. Queste vignette, in cui Maddalena compare, l’ho disegnata su sua breve sceneggiatura un anno fa, è il mio modo di salutarlo.
Questo è il suo sito.
Lo sto scrivendo mentre il giornale è già in stampa. Fermate le macchine!
Luigi Bernardi, l’editore avventuroso dell’Isola Trovata, di Granata Press, di «Orient Express», di «Nova Express», che ha tanto dato al fumetto in Italia, portando anche il manga, dando spazio editoriale ai Kappa Boys, poi divenuti editori, è morto 3 ore fa.
L’editoria del fumetto non gli fu grata, erano anni difficili. Voi di oggi non lo crederete, ma gli anni 90 non davano spazio al fumetto.
Luigi lo abbandonò. Da lettore leggeva sempre i suoi amati francesi, Tardi in testa, ma passò alla scrittura, tranne per il bellissimo Fantomax, disegnato da Onofrio Catacchio, una visione cupa, che coinvolge il nostro mondo attuale e il fumetto, con un omaggio a Zanardi, e La carriera criminale di Clelia C., disegni di Grazia Loboccaro.
Editor, curatore di collane, traduttore del noir, docente in laboratori di scrittura, giornalista, saggista, scrittore.
I suoi romanzi spaziano dal nero, ancora più nero, a un futuro vicino, non molto più chiaro.
Da lettrici, gli siamo grate per le sue figure di donne forti, alla pari, senza buonismi.
Ho illustrato, sulle pagine di «Blue», anche i suoi racconti d’infanzia, poi pubblicate in libro, le sue memorie in un’Italia anni 50 alle periferie di Bologna e poi lo strappo verso al grande città.
Luigi amava raccontare, e diceva che il fumetto lo aveva stancato, ma non credo fosse poi così vero, forse ne era stato deluso, perché lo amava troppo.
Facebook gli ha dato, in questo ultimo anno, la possibilità, anche senza viaggiare, di restare a contatto, e sempre più vivo, con i suoi lettori. Che sono tanti.
Ma per me resterà sempre Luigi Bernardi, l’uomo che ha scritto i più begli editoriali della storia delle riviste a fumetti, capace anche di litigare – litigò pesantemente con Milo Manara – capace però di dire cose che gli altri non dicevano, anche di politica. Capace di amare così tanto il fumetto da restarne anche deluso, forse amante tradito e geloso.
Il suo ultimo romanzo è Maddalena e le apocalissi. Queste vignette, in cui Maddalena compare, l’ho disegnata su sua breve sceneggiatura un anno fa, è il mio modo di salutarlo.
Questo è il suo sito.
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martedì 1 ottobre 2013
TOPOLINO, copertine, la politica e l'arte
Questo post non poteva che essere fatto oggi. Oggi è l'ultimo giorno per comprare in edicola il «Topolino» Disney, domani il primo per «Topolino» Panini.
Uno pensa sempre che la politica stia solo in certi spazi. Nei "palazzi", magari alla TV e nelle sedi dei partiti. Nella vita meno.
Ma soprattutto pensa che la politica non sia nel fumetto.
Magari sì, ora in certi graphic novel che parlano proprio di fatti sociali e politici, ecco, ma altrimenti no.
La politica è nella nostra vita ad ogni nostra azione. Nel pensiero e nella comunicazione. È l'interagire sociale.
«Topolino», dunque, così come le altre testate di giornali, esprime col suo cambiamento di editore un fatto politico, e nella società politica si inserisce. Su cosa questo significhi per la testata maggiore e le minori che la seguono QUI trovate notizie e una prima intervista a Valentina de Poli e a Marcello Lupoi, e qui l'annuncio Panini. Ma ovviamente si dice ben poco, dovremo vedere, speranzosi per il Topo più che per la nostra politica ed economia. Ma anche questa è economia che rientra in quella italiana e internazionale. Cosa prevede il nostro futuro 2014 per Paperi, Uomini e Topi?
Torniamo alle copertine di Topolino
Il suo cambiamento di editore ha un valore editoriale ed economico, dicevamo, che è stato rappresentato dalle due copertine, come ci ha solo suggerito afnews postandole a confronto.
Accettiamo il suo invito guardiamole assieme.
Premessa: entrambe sono state disegnate dalle due più grandi firme di oggi di Paperi e Topi (a parte Silvia Ziche, meno legata alle copertine): Corrado Mastantuono e Giorgio Cavazzano.
Copertina ultima Disney:
Una copertina azzardatissima, di grande impatto come immagine, pochissimo classica come copertina. Non c'è gag (di solito richiesta), non c'è un soggetto, una scena identificabile, c'è un personaggio molto tagliato, di quinta, in primissimo piano. Tra l'altro un personaggio noto, ma non classico. Bum Bum Ghigno è stato creato dallo stesso Mastantuono.
Costruita sulla diagonale e divisa in due triangoli, la copertina ha una parte in cui sono nettamente messi a fuoco due personaggi ben noti, dall'altra il personaggio moderno, sfocato e tagliato, che esce di scena, verso il lettore.
Una copertina senza un'azione, ma "violenta" e coinvolgente nei confronti lettore, stupefacente.
Il riferimento è preciso a una storia contenuta all'interno. Nulla di generico o "stagionale". Una copertina di grande effetto, ma non facile.
L'impressione è che il disegnatore sia stato lasciato libero, che sia una scelta dell'autore più che di una redazione, di un art.
Nessun sorriso in copertina (succede nel fumetto comico, ma è pur sempre raro). Questa cupezza sembra più inconscia, permettetemi. E al tempo stesso liberatoria. Come chiusura di un periodo e anche di incertezze, c'è un'uscita di scena simbolica. Un'uscire anche dallo spazio copertina, un sentirsi leggeri, per una volta, da doveri di comunicazione, che ormai spetta ad altri. Bum Bum sfonda il giornale col suo muso e con un pugno. Va avanti, lotta come un operaio di fabbrica. Questo tono serio è molto positivo e sembra voler contrastare apposta, nella densità della pagina, per creare un bel salto, preparare il lancio, della...
Prima copertina Panini:
Qui il disegnatore (Giorgio Cavazzano) invece ha avuto molti grafici sul collo. Per forza. L'idea è editoriale, pensata da copy e art e direttori. È un annuncio, un manifesto, un marchio, più che una copertina.
L'idea è stata geniale: riprendere il vecchio albo delle figurine dei calciatori Panini (siamo inoltre in piena stagione calcistica).
Voi sapete che il lettore medio non guarda chi ci sia in redazione, che marchio stia sotto. Al massimo si accorge se cambia formato o carta, al massimo. Siamo noi nerd dell'editoria, noi che aprendo un libro ne guardiamo la rilegatura, a vedere chi ha firmato questo o quello.
Il nome dell'editore di un giornale pochi lettori lo sanno.
Panini ha cercato il modo di comunicarlo, non solo col marchio ben in evidenza nel vuoto e nella pulizia di questa pagina, ma con una copertina-marchio e con un'immagine doppia (Topolino E calciatore/figurina).
Sì. Copertina pulita, spoglia, vecchia persino. Le copertine si affastellano di immagini? L'ultima copertina Disney sembra proprio prepararci a questo (salto nel) vuoto.
Le copertine di libri, ci insegnano, dovrebbero sempre creare un vuoto in cui farsi leggere, focalizzarci su un centro isolato da quello che le circonda. La vecchia copertina dell'albo di figurine Panini lo fece. Questa lo riprende. E quel deformatissimo calciatore di allora diventa un deformato Topolino, riconoscibile quasi solo dal volto, così come nella precedente disneyana cover erano solo dei volti (ma di paperi) a emergere.
Possiamo rimproverare a questa copertina di guardare più a un target maschile, ma è un piccolo sacrificio, di certo la prossima ci dirà di più sulla linea grafica che inizia. Questa era un sipario e uno squillo di tromba, e forse un'indicazione su una relazione tra figurine e personaggi disneyani? Chissà.
Leggere l'inconscio dell'ufficio marketing è più difficile che leggere quello di un singolo disegnatore.
Molte mani e cervelli si sono sovrapposti per questa cover. Marketing, grafici, direttori, e il disegnatore, che ha dato il meglio nel trasformare quella strana e difficilissima figura umana un po' ragnesca in un notissimo topo, è rimasto nascosto da tutte quelle sovrapposizioni, compreso il colore. Come succede con i marchi, è l'impatto che conta. È il goal.
E qui Topolino sorride, sebbene lo sforzo di quel calcio non lo permetterebbe..
Uno pensa sempre che la politica stia solo in certi spazi. Nei "palazzi", magari alla TV e nelle sedi dei partiti. Nella vita meno.
Ma soprattutto pensa che la politica non sia nel fumetto.
Magari sì, ora in certi graphic novel che parlano proprio di fatti sociali e politici, ecco, ma altrimenti no.
La politica è nella nostra vita ad ogni nostra azione. Nel pensiero e nella comunicazione. È l'interagire sociale.
«Topolino», dunque, così come le altre testate di giornali, esprime col suo cambiamento di editore un fatto politico, e nella società politica si inserisce. Su cosa questo significhi per la testata maggiore e le minori che la seguono QUI trovate notizie e una prima intervista a Valentina de Poli e a Marcello Lupoi, e qui l'annuncio Panini. Ma ovviamente si dice ben poco, dovremo vedere, speranzosi per il Topo più che per la nostra politica ed economia. Ma anche questa è economia che rientra in quella italiana e internazionale. Cosa prevede il nostro futuro 2014 per Paperi, Uomini e Topi?
Torniamo alle copertine di Topolino
Il suo cambiamento di editore ha un valore editoriale ed economico, dicevamo, che è stato rappresentato dalle due copertine, come ci ha solo suggerito afnews postandole a confronto.
Accettiamo il suo invito guardiamole assieme.
Premessa: entrambe sono state disegnate dalle due più grandi firme di oggi di Paperi e Topi (a parte Silvia Ziche, meno legata alle copertine): Corrado Mastantuono e Giorgio Cavazzano.
Copertina ultima Disney:
Una copertina azzardatissima, di grande impatto come immagine, pochissimo classica come copertina. Non c'è gag (di solito richiesta), non c'è un soggetto, una scena identificabile, c'è un personaggio molto tagliato, di quinta, in primissimo piano. Tra l'altro un personaggio noto, ma non classico. Bum Bum Ghigno è stato creato dallo stesso Mastantuono.
Costruita sulla diagonale e divisa in due triangoli, la copertina ha una parte in cui sono nettamente messi a fuoco due personaggi ben noti, dall'altra il personaggio moderno, sfocato e tagliato, che esce di scena, verso il lettore.
Una copertina senza un'azione, ma "violenta" e coinvolgente nei confronti lettore, stupefacente.
Il riferimento è preciso a una storia contenuta all'interno. Nulla di generico o "stagionale". Una copertina di grande effetto, ma non facile.
L'impressione è che il disegnatore sia stato lasciato libero, che sia una scelta dell'autore più che di una redazione, di un art.
Nessun sorriso in copertina (succede nel fumetto comico, ma è pur sempre raro). Questa cupezza sembra più inconscia, permettetemi. E al tempo stesso liberatoria. Come chiusura di un periodo e anche di incertezze, c'è un'uscita di scena simbolica. Un'uscire anche dallo spazio copertina, un sentirsi leggeri, per una volta, da doveri di comunicazione, che ormai spetta ad altri. Bum Bum sfonda il giornale col suo muso e con un pugno. Va avanti, lotta come un operaio di fabbrica. Questo tono serio è molto positivo e sembra voler contrastare apposta, nella densità della pagina, per creare un bel salto, preparare il lancio, della...
Prima copertina Panini:
Qui il disegnatore (Giorgio Cavazzano) invece ha avuto molti grafici sul collo. Per forza. L'idea è editoriale, pensata da copy e art e direttori. È un annuncio, un manifesto, un marchio, più che una copertina.
L'idea è stata geniale: riprendere il vecchio albo delle figurine dei calciatori Panini (siamo inoltre in piena stagione calcistica).
Voi sapete che il lettore medio non guarda chi ci sia in redazione, che marchio stia sotto. Al massimo si accorge se cambia formato o carta, al massimo. Siamo noi nerd dell'editoria, noi che aprendo un libro ne guardiamo la rilegatura, a vedere chi ha firmato questo o quello.
Il nome dell'editore di un giornale pochi lettori lo sanno.
Panini ha cercato il modo di comunicarlo, non solo col marchio ben in evidenza nel vuoto e nella pulizia di questa pagina, ma con una copertina-marchio e con un'immagine doppia (Topolino E calciatore/figurina).
Sì. Copertina pulita, spoglia, vecchia persino. Le copertine si affastellano di immagini? L'ultima copertina Disney sembra proprio prepararci a questo (salto nel) vuoto.
Le copertine di libri, ci insegnano, dovrebbero sempre creare un vuoto in cui farsi leggere, focalizzarci su un centro isolato da quello che le circonda. La vecchia copertina dell'albo di figurine Panini lo fece. Questa lo riprende. E quel deformatissimo calciatore di allora diventa un deformato Topolino, riconoscibile quasi solo dal volto, così come nella precedente disneyana cover erano solo dei volti (ma di paperi) a emergere.
Possiamo rimproverare a questa copertina di guardare più a un target maschile, ma è un piccolo sacrificio, di certo la prossima ci dirà di più sulla linea grafica che inizia. Questa era un sipario e uno squillo di tromba, e forse un'indicazione su una relazione tra figurine e personaggi disneyani? Chissà.
Leggere l'inconscio dell'ufficio marketing è più difficile che leggere quello di un singolo disegnatore.
Molte mani e cervelli si sono sovrapposti per questa cover. Marketing, grafici, direttori, e il disegnatore, che ha dato il meglio nel trasformare quella strana e difficilissima figura umana un po' ragnesca in un notissimo topo, è rimasto nascosto da tutte quelle sovrapposizioni, compreso il colore. Come succede con i marchi, è l'impatto che conta. È il goal.
E qui Topolino sorride, sebbene lo sforzo di quel calcio non lo permetterebbe..
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